Quell’altezza delle mura che è al destro lato di chi esca dalla città di Pesaro per la porta verso Romagna, e aveva nome di Bastione del Carmine, oltre ai vantaggi dell’aria più pura e salubre (di che i pesaresi sono privi nelle vie, per dir così, meno eccentriche) offre una deliziosissima posizione … Non accadeva mai che il conte Giulio Perticari fosse innanzi a questo bastione, che non ne accennasse le qualità ora discorse, e non si dolesse del vederlo sì abbandonato e deserto, siccome fu insino al giorno in cui si pensò di trasformarlo a ornamento della città.

Così, in un promemoria di poco successivo all'istituzione degli Orti Giuli, si ricorda l’affetto che legava Perticari a quel luogo della città.

Gli Orti Giulii furono istituiti come pubblico giardino nel 1827, il primo giardino aperto al pubblico della città di Pesaro, uno dei primi in Italia, con il nome di Giardini del Belvedere, successivamente mutato in Orti Giulii in onore di Giulio Perticari, illustre cittadino e uomo politico pesarese morto alcuni anni prima (15 agosto 1779 - 26 giugno 1822. Prima ancora il luogo era noto come “Baluardo del Carmine” o di Porta Rimini.

Uno dei fautori dell’opera pubblica fu il gonfaloniere Francesco Cassi, cugino del Perticari, che si adoperò per la bonifica e abbellimento del luogo, avviando una raccolta di fondi di cittadini privati.

In quegli anni era sorta a Pesaro, con l’appoggio del Comune, l’Accademia Agraria (1829), una istituzione espressamente dedicata al perfezionamento e alla propagazione dell’agricoltura. All’Accademia fu da subito concessa dal Comune la coltivazione del giardino del Belvedere. 

E’ fu così che proprio presso gli Orti Giulii iniziarono le lezioni pratiche di Agricoltura dell’Accademia, sotto la guida del direttore dell’orto agrario, il marchese Pietro Petrucci, deputato municipale e socio dell’Accademia agraria.

Un Catalogo del 1840 ci parla della presenza di un vivaio presso gli Orti Giulii nel quale si potevano acquistare piante.

Negli anni successivi le esercitazioni di agricoltura si spostarono presso altri poderi dell’Accademia, poi presso la Villa Caprile.

E’ il 1861 e il bastione degli Orti Giuli viene scelto come sede del nuovo Osservatorio meteorologico, che venne istituito il 9 gennaio 1861 grazie al contributo regio di 20.000 lire concesso al Comune di Pesaro. L’Osservatorio prende il nome da Lorenzo Valerio, regio commissario straordinario per le Marche, che si adoperò per la sua istituzione, ma il vero fautore del progetto fu il dal prof. Luigi Guidi, che godeva di grande stima presso il regio commissario e riuscì a farsi finanziare il progetto.

Il luogo fu scelto perché “volto a greco, elevato di 22 m al di sopra del suolo e posto ad un capo della città e in tal posizione che i venti predominanti i quali nell’inverno fra noi sono il ponente, maestro e tramontana e nell’estate il greco, scirocco e libeccio, vi potessero giungere senza passare sopra i fabbricati, le cui radiazioni non avrebbero mancato di alterare la temperatura dell’aria che trasportano”.

Il contributo di 20.000 concesso al Municipio di Pesaro venne erogato solo nel 1863.

Il Guidi si adoperò per l’acquisto di strumenti scientifici, molti dei quali ancora presenti nel Museo dell’Osservatorio.

Dagli inventari possiamo ricostruire la storia degli strumenti conservati, e anche di quelli perduti.

Tra gli strumenti scientifici più belli  ancora in sede ricordiamo il rifrattore di Merz, un canocchiale di grandi dimensioni, i cui pezzi furono acquistati singolarmente dal Guidi e poi montati in Osservatorio. Grazie a questo strumento furono eseguite osservazioni di macchie solari sotto la direzione del Guidi.

Un altro strumento ottico di grande bellezza è il cosiddetto Strumento dei passaggi, acquistato dal Guidi nel 1877: un canocchiale che gira su un asse orizzontale in modo che l’asse ottico descrive il piano meridiano.

Altri strumenti del Guidi ancora presenti in Osservatorio sono il teodolite di Ertel, modello piccolo, che si utilizza per le misure di declinazione magnetica, anch’esso acquistato dal Guidi (1861); infine la “bussola da viaggio”, la bussola teodolite in ottone vetro acciaio e legno di 24x25 cm anch’essa acquistata dal Guidi e tuttora presente nel Museo dell’Osservatorio, e così descritta negli inventari.

Vi sono anche strumenti di topografia come il sestante di Paton, uno strumento acquistato dal Guidi, che nonostante la sua “estraneità” alla collezione di strumenti ottici, è scampato alle successive dispersioni.